Qualità dell’invecchiamento cerebrale
Nei prossimi anni, alla luce dei successi della medicina che hanno considerevolmente allungato la spettanza di vita, la sfida sarà quella di garantire la buona qualità dell’invecchiamento. Questo è particolarmente critico per il cervello, l’organo che più di tutti gli altri soffre di patologie e variazioni funzionali età-dipendenti.
Uno degli impegni della moderna ricerca neurobiologica è individuare fattori di rischio non solo genetici, ma anche ambientali e legati allo stile di vita, che possano incidere sulla qualità dell’invecchiamento cerebrale ed anche sulla predisposizione a malattie neurologiche età-dipendenti.
IRET studia un ampio intervallo temporale nel quale tali fattori potrebbero rendere più vulnerabile il nostro cervello, focalizzando sul possibile ruolo dell’esposizione prenatale e nella vita adulta a fattori farmacologici, stress cronico, onde elettromagnetiche, inquinanti ambientali.
Ha pubblicato importanti contributi relativi a terapie con glucocorticoidi in gravidanza, esposizione ai campi elettromagnetici della telefonia mobile, inquinanti derivati dalla combustione di rifiuti domestici e industriali.
Morbo di Parkinson
Il morbo di Parkinson è considerato un disordine motorio secondario ad una disfunzione dei gangli della base (formazioni situate profondamente nel sistema nervoso centrale). Nel 1960 la definizione della via nigrostriatale dopaminergica e la scoperta della perdita di dopamina (la dopamina è il neurotrasmettitore responsabile dell’attivazione di un circuito che controlla il movimento) striatale hanno contribuito ad una delle più chiare correlazioni tra manifestazioni cliniche e patologia biochimica.
Le principali manifestazioni cliniche del morbo di Parkinson sono la bradicinesia, rigidità e tremore (strettamente correlate alla perdita della dopamina). Altre manifestazioni che possono essere presenti sono sintomi sensitivi come dolore e formicolio, alterazioni del sonno, depressione e ansia, alterazioni della memoria. Non sono note sostanze per cui sia stata dimostrata con certezza la capacità di rallentare la progressione della malattia di Parkinson.
IRET si occupa dello studio per lo sviluppo e ottimizzazione di tests preclinici in un modello animale di malattia di Parkinson. Questi tests saranno utilizzati per valutare l’efficacia dei dispositivi biocompatibili nell’ambito degli interventi di medicina riparativa e rigenerativa del sistema nervoso. Per il modello animale di malattia di Parkinson, già disponibile, si ottimizzeranno i sistemi di analisi adattati a test di efficacia di farmaci, dispositivi biomedicali, terapie cellulari. A tale riguardo sono stati pubblicati importanti contributi relativi alla neurochimica coinvolta nella neurodegenerazione alla base di tale patologia.
Demenza di Alzheimer
Il termine “demenza” identifica un gruppo di patologie che portano ad una compromissione progressiva delle capacità cognitive del soggetto. La forma più diffusa è la malattia di Alzheimer, caratterizzata da disturbi di memoria, progressiva incapacità di far fronte alle richieste del quotidiano, di svolgere le prestazioni percettive e motorie già acquisite in precedenza, di mantenere un comportamento sociale adeguato alle circostanze e di controllare le proprie reazioni emotive. Tutto ciò in assenza di compromissione dello stato di vigilanza.
La patogenesi non è al momento completamente chiarita. Sono due i principali filoni di ricerca: uno che studia l’abnorme accumulo extracellulare di una proteina, chiamata beta-amiloide, l’altro che evidenzia l’accumulo, all’interno dei neuroni, della proteina tau, fosforilata in modo anomalo e organizzata in ammassi neurofibrillari. Nelle demenze particolarmente colpiti sono i neuroni colinergici, soprattutto quelli delle aree corticali. Nelle aree sottocorticali è inoltre molto colpito l’ippocampo che interviene nell’apprendimento e nei processi di memorizzazione.
IRET ha studiato in alcuni modelli di lesione il ripristino della via colinergica dopo trattamento con cocktail di fattori trofici e di acido retinico, coinvolgendo le cellule staminali neurali endogene.
IRET è inoltre impegnata in un progetto di ricerca per lo studio dell’efficacia di nuove molecole sul metabolismo della beta-amiloide e ha messo a punto delle nuove metodiche per il dosaggio dei frammenti di beta amiloide nel plasma umano anche di soggetti sani.
Uno degli obiettivi specifici di IRET è l’identificazione di nuovi bersagli per terapie convenzionali (farmacologiche) e innovative (cellulari). Studia inoltre possibili fattori di rischio correlati con lo stile di vita.
Cellule staminali per la riparazione Neurale
Le malattie degenerative del sistema nervoso si caratterizzano, oltre che per l’oscura eziologia e meccanismi patogenetici, per la modestissima capacità riparativa e di recupero funzionale. Questo fa sì che gli effetti di tali patologie siano progressivamente ingravescenti, portando inevitabilmente ad invalidità motorie, sensitivo/sensoriali, cognitive.
I progressi nel campo delle cellule staminali hanno acceso la speranza di applicazioni in medicina rigenerativa anche nel settore delle malattie neurodegenerative. Nel contempo, la domanda sempre crescente di risposte terapeutiche efficaci in questo settore ha prodotto un’offerta di proposte terapeutiche molte volte incontrollata e disponibile sul web, rispetto alla quale il paziente e i suoi familiari rimangono disorientati.
IRET è fortemente impegnata nello studio delle possibilità riparative del sistema nervoso centrale attraverso cellule staminali, ed ha pubblicato importanti contributi sul ruolo delle cellule staminali neuronali endogene in processi riparativi, e sulle proprietà secretorie di diversi tipi di cellule, con particolare riferimento alla secrezione di fattori neurotrofici. E’ nel contempo impegnata in una corretta informazione scientifica su questi argomenti che, pur coltivando la speranza dei pazienti, non alimenti aspettative terapeutiche non scientificamente provate.
Atassia
L’ atassia è un disturbo consistente nella mancanza di coordinazione nei movimenti volontari. Si manifesta con un deficit nell’accuratezza e nella coordinazione del movimento dovuto ad una paresi, ad un’alterazione del tono muscolare, ad una perdita sensoriale o alla presenza di movimenti involontari. Rappresenta il sintomo primario di un gruppo di malattie genetiche rare quali l’atassia teleangectasica, l’atassia di Friedreich, le atassie spinocerebellari, l’atassia di Charcot-Marie, l’atrofia cerebellare, l’atassia olivo-pontocerebellare. Si stima che in Italia ne siano affette circa 5.000 persone, ma manca un censimento completo.
In collaborazione con AISA (Associazione Italiana per la Lotta alle Sindromi Atassiche), sezione Emilia-Romagna la Fondazione ha avviato un progetto allo scopo di validare nuovi modelli di malattia, per sviluppare strategie terapeutiche mirate a ridurre o rallentare la neurodegenerazione.
Ha di recente pubblicato un lavoro sul ripristino dell’attività locomotoria dopo trattamento con una molecola utilizzata nel dolore neuropatico.
Dolore Cronico
Il dolore rappresenta un fondamentale “campanello d’allarme” per la salute e l’integrità dell’organismo. La sua percezione consente di mettere in atto procedure che, rimuovendo la causa patogena, impediscono danni strutturali e spengono il sintomo dolore. Esistono però condizioni nelle quali il dolore si presenta senza apparente causa o permane dopo la rimozione della causa, diventando esso stesso malattia cronica devastante.
Lo studio del dolore cronico, per il quale sono ancora modesti i successi terapeutici, rappresenta quindi un settore di grande interesse non solo scientifico, ma anche medico e sociale. In particolare, la ricerca si concentra sui meccanismi molecolari che mediano il dolore patologico, nell’intento di individuare possibili bersagli di nuove medicine.
IRET è da sempre impegnata nello studio dei meccanismi molecolari e anatomici alla base della transizione del dolore acuto infiammatorio in cronico neuropatico. Ha pubblicato importanti contributi relativi alla neurochimica delle vie del dolore, e studia anche medicine complementari, quali agopuntura e laser-agopuntura, per il controllo di queste sindromi.
Sclerosi Multipla
La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria, demielinizzante con precoci lesioni assonali, progressiva, a insorgenza solitamente giovanile, altamente invalidante. La sua evoluzione comprende fasi di recrudescenza, caratterizzate dalla progressione del danno neurologico molte volte irreversibile, e fasi di quiescenza.
La ricerca degli ultimi anni si è concentrata su fattori genetici, virali e ambientali, cercando di definire un quadro di possibili concause della malattia, e ha nel contempo prodotto schemi terapeutici di controllo degli eventi infiammatori e immunitari che hanno modificato, seppur modestamente, la storia naturale di malattia. Tutto rimane invece da fare per il danno neurale, responsabile della disabilità cronica.
IRET è impegnata nella ricerca di meccanismi di malattia non convenzionali, operanti nelle fasi precoci, e nello sviluppo di terapie non invasive. Ha in particolare pubblicato una serie di lavori riconosciuti altamente originali e replicati in diversi laboratori sul ruolo dell’ormone tiroideo nella patogenesi e terapia della malattia. Da questi lavori sperimentali, visto anche il basso rischio per il paziente, sono esitati protocolli clinici attualmente in sperimentazione.